Pura Crocus

Autore: pura-crocus

  • Scampi allo zafferano

    Scampi allo zafferano

    10 scampi abbastanza grandi, 150 gr. di fagiolini, 300 gr. di patate, porro, una noce di  burro, 1 dl. di panna, 1 cucchiaio da cucina di yogurt greco  e 0,10 gr di zafferano.Fate lessare le patate tagliate a piccoli dadini e i fagiolini. Fate rosolare il porro tritato finemente nel burro, aggiungete le patate e i fagiolini scolati. Aggiungete la panna, lo yogurt e lo zafferano messo per mezzora in infusione in poca acqua tiepida. Tenete sul fornello per pochi minuti a fuoco lento e aggiustate di sale  e pepe. Fate cuocere gli scampi al vapore  e serviteli con le verdure.

  • Gnocchetti ai frutti di mare e zafferano

    Gnocchetti ai frutti di mare e zafferano

    Lavate 500 grammi di patate e fatele cuocere in acqua salata, scolate, pelate e tritatele finemente. Aggiungete farina, sale e un uovo. Su una spianatoia, lavorate con cura l’impasto e una volta  ben amalgamato suddividete in lunghe strisce della dimensione di un pollice. Con l’aiuto dei palmi delle mani cercare di renderle più “cilindriche” possibile, tagliare in piccole porzioni (gli gnocchi). In una padella far soffriggere olio, aglio e prezzemolo aggiungere gamberetti, molluschi vari, capesante ecc.. e lo zafferano precedentemente messo in bagno in acqua tiepida. Lo zafferano oltre a dare colore aggiungerà un tocco speziato al piatto. Fate cuocere lentamente per circa 20 minuti. In una pentola fate bollire l’ acqua, versate gli gnocchi e fate cuocere per pochi minuti. Scolateli e aggiungeteli alla padella con i frutti di mare. Servite ben caldi.

  • Dessert al Mango e zafferano

    Prendete 50 ml di panna fresca e versatela in una piccola pentola, fatela intiepidire e mettetevi in infusione lo zafferano (0,10 gr.). Spegnete il fuoco, mescolate e aggiungete 250 gr. di latte condensato. A parte, frullate circa 300 gr. di polpa di mango fino a quando non otterrete una purea. Aggiungete il mango al composto della pentolina e uniformate bene il tutto. Versate il composto in 4 coppette e mettetele in freezer per almeno 8 ore. Togliete le coppette 10 minuti prima di servire.

  • Un dono prezioso dal passato

    Un dono prezioso dal passato

    “Il mio bisnonno Giacinto viveva al Podere Bagnolo, un chilometro e mezzo sotto la fortezza di Montalcino. Oltre alla normale coltivazione del podere – viti ,olivi, allevamento bestiame – faceva anche l’ ortolano. Il podere era circondato da tante piccole sorgenti e rigagnoli d’acqua che, insieme alla posizione riparata, permettevano la coltivazione di tante primizie. Era considerato un luogo da orti. Durante gli anni della seconda guerra mondiale nel podere furono ospitate tante famiglie di Montalcino. La posizione, meno esposta e più riparata, era ritenuta più sicura da bombe e granate rispetto alle case del paese. Inoltre, nel podere, in quel periodo di grande miseria, fra ortaggi, pane fatto in casa e animali da cortile c’era sempre qualcosa da mettere sotto i denti.  Fu così che negli anni del conflitto mondiale al Bagnolo arrivarono a viverci 45 persone. Oltre ai componenti del nucleo familiare vi erano ospitate le famiglie Santini,  Filiziani, Boccardi ed altre di cui non siamo riusciti a ricostruirne l’identità. Molti dormivano nel tinaio, nel monte del carbone o nella stalla delle bestie. Tutti nella fuga dal paese avevano portato via i beni più preziosi. Il mio bisnonno aveva preso un piccolo forziere in legno che conservo ancora oggi e vi aveva riposto i preziosi e gioielli di tutti. Dopodiché, prendendo le opportune precauzioni per la conservazione (sigillandolo non so come), lo aveva riposto in una buca profonda e ricoperto con la terra. Sopra vi pose i bulbi della propria coltivazione di zafferano e per tre, quattro anni nessuno lo vide più. Passarono i tedeschi, il fronte, nessuno lo trovò, mentre lo zafferano compiva regolarmente i propri cicli. Finita la guerra scavò, estrasse il tesoro e alla presenza di tutti i capofamiglia ad ognuno riconsegnò i propri tesori. Tutti volevano ricompensarlo sia per l’ospitalità di tanti mesi che per aver salvato loro la vita e i loro averi. Giacinto non volle nulla da nessuno se non un abbraccio. Quei bulbi, anzi i figli di quei bulbi, che sono passati da Giacinto ad Ugo, da Ugo a Sergio e da Sergio a me, non rappresentano solo un prodotto ma un modo di essere dove una stretta di mano vale più di un foglio firmato da un notaio e l’altruismo e l’aiuto verso chi ha bisogno facevano e fanno parte di una cultura indissolubile. Questo zafferano rappresenta per noi anche un modo di pensare, custodire e tramandare le conoscenze e le usanze. Non è un retaggio bigotto e superato ma bene inestimabile per affrontare il futuro e la sua frenetica trasformazione”

    Massimo

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  • Bastano sei fili

    Bastano sei fili

    “Da inizio novecento i miei avi vivevano al podere Aiole, fra Montalcino e l’Abbazia di S. Antimo. Per acquistarlo avevano pagato 7 lire. All’Aiole il bisnonno Giovanbattista e la sua famiglia allevavano vitelli, vacche, maiali, pecore, animali da cortile di ogni specie, coltivavano le viti e gli ulivi e non ultimo avevano una piantagione di zafferano. Come in tutti i poderi circostanti era usanza che, una volta a settimana, passasse il troccolone. Era un personaggio molto popolare che arrivava con il barroccio carico di ogni mercanzia. All’Aiole ci passavano due: Marcoccio e la Calabresa Maria. Vendevano o meglio barattavano l’acciughe, l’aringhe, il baccalà con le uova, il formaggio, le pelli di coniglio e lepre (i Pecci so stati tutti grandi cacciatori), le piume delle nane e dei loci, lo zafferano essicato che a Montalcino era prodotto in tanti poderi. Iniziavano estenuanti contrattazioni fra il commerciante delle campagne e la massaia. L’unica cosa sul cui valore non discutevano era lo zafferano che diceva Marcoccio: “profumato come il vostro un’esiste, bastano sei fili per fa la trippa alla montalcinese” (antichissimo piatto di Montalcino fatto con trippa di vitello e zafferano in bianco senza pomodoro). Di anni ne sono passati, dall’Aiole la famiglia s’è spostata al Podernuovo e poi a Montalcino, i bulbi e i loro eredi sono passati a Checco, a Enzo e poi a me ma ci hanno sempre seguiti e io, caparbio, seguo le solite pratiche colturali, produttive e conservative”.

    Alessandro

  • La firma più autentica

    La firma più autentica

    “Lo zio Beppe, memoria storica della nostra famiglia, nato nel ’35 al Lambertone, podere tra Argiano e Tavernelle nel versante sud della collina di Montalcino, racconta che già in tenera età andava a raccogliere lo zafferano con la nonna. Una piccola bracella (aiola) situata sotto la ficaia del podere. E’ certo che tale spezia sia stata introdotta nel podere dalla zia Elia che aveva un debole per tutte le spezie e piante officinali. Elia, era stata adottata dalla nostra Famiglia in tenera età perché nella famiglia di origine erano troppi fratelli e sorelle e i genitori non erano in grado di provvedere al sostentamento di tutti e sei i figli. Era quasi un gesto normale quello di aiutare i più bisognosi come altrettanto normali erano, nelle nostre campagne, le condizioni di miseria  che spesso rasentavano il limite della pura sussistenza. Lo zafferano di Elia era arrivato, come Lei, in dote da Montenero d’Orcia un piccolo paese alle pendici del Monte Amiata. Lo zio ci tiene a sottolineare che durante la fioritura la raccolta avveniva in un modo speciale. Non si raccoglievano i fiori ma soltanto i tre stimmi. Questo faceva si che intorno al podere ci fosse, da metà ottobre a metà novembre, un’aiola sempre completamente fiorita. Splendide fioriture viola che facevano concorrenza ai giardini delle ville dei signori…Nel 1961, dopo sposato, lo zio si spostò insieme alla famiglia alla Casanova di Quercecchio, un altro podere li vicino, e continuò a coltivare lo zafferano nei pressi del forno di casa. Forno che nei miei ricordi di ragazzo è rimasto come un’immagine-meraviglia indelebile: da li sono usciti, una volta a settimana e fino agli anni ottanta, pane, dolci, focacce e ogni genere di leccornia come si usava in ogni famiglia contadina. Parte di quei bulbi ci hanno seguiti a S.Angelo Scalo, dove ora ha sede la nostra azienda, e Nicola li ha voluti far rifiorire e prosperare in modo intenso e convinto. In quella fioritura è certificato un DNA formatosi in secoli di privazioni, quello della cura e del mantenimento del proprio territorio e delle proprie usanze con la consapevolezza che ogni attenzione poteva significare farcela oppure no. Questo mondo/modo di vivere insieme a tante bellezze naturalistiche ed architettoniche sono state alla base, nel 2004, del riconoscimento che l’UNESCO ha insignito a tutto il territorio della Val’Orcia ovvero quello di Paesaggio  Culturale Patrimonio dell’Umanità. Quei fiori di zafferano intorno al podere come quelle rose in cima ai filari delle viti sono una testimonianza, seppur piccola e spesso inosservata, indelebile e perpetua …del culto per il proprio territorio e dell’amore per il Bello. L’immagine di un semplice fiore di crocus a cui sono stati tolti solo gli stigmi, sotto la ficaia o vicino alla bocca del forno… la firma più autorevole”

     Nicola

  • SPAGHETTI ALLE VONGOLE

    Prendete circa 1Kg di vongole fresche, mettetele in acqua e sale a spurgare per almeno un’ora. Cambiare più volte l’acqua ricordando di aggiungere sempre il sale. Mettete l’aglio Prendete una padella, versate dell’olio di oliva extravergine e fatevi rosolare dell’ aglio e un po’ di cipolla tritata finemente. Fate soffriggere a fuoco lento.  Aggiungete le vongole e, sfumando con del vino bianco fatele cuocere finché non saranno aperte. Prendete circa 300 grammi di pomodorini a piccia (ciliegini), tagliateli in due parti e aggiungeteli alle vongole. Sale , pepe e peperoncino. Quando sono praticamente cotti aggiungete 0,10 grammi di zafferano messo precedentemente in infusione in mezzo bicchiere d’acqua tiepida. Fate cuocere ancora per qualche minuto. Una volta cotti gli spaghetti, toglieteli ancora al dente scolateli  e versateli nella padella aggiungendo un pizzico di prezzemolo finemente tritato. Tenete sul fuoco per un paio di minuti e servite il tutto ancora fumante.

  • TROFIE ALLE ZUCCHINE E ZAFFERANO

    TROFIE ALLE ZUCCHINE E ZAFFERANO

    Prendete mezzo chilo di zucchine e tagliate a fettine sottili. Mettete in una padelle dell’olio extravergine d’oliva e fatevi rosolare due spicchi d’aglio aggiungete le zucchine e un pizzico di sale. Fate cuocere per circa 10 minuti. Togliete gli spicchi d’aglio  e aggiungete 0,10 gr. di zafferano messo in infusione in mezzo bicchiere d’acqua tiepida un’ora prima. Pepe quanto basta. Cuocete le trofie, scolatele ma non troppo e fatele saltare in padella insieme alle zucchine. Servite la pasta con  un filo d’olio extravergine d’oliva e pecorino di Pienza.

  • PAELLA DI PESCE

    Prendete circa un kilogrammo di pesce misto (cozze, seppie, calamari, gamberi, scampi). In una padella fate scaldare dell’olio e saltatevi gli scampi e i gamberi per un minuto, toglieteli dalla padella e lasciateli da parte. Tagliate le seppie e i calamari a cubetti e fateli dorare nella padella utilizzata precedentemente per i gamberi. Unite le cozze, 300 grammi di polpa di pomodoro e uno spicchio d’aglio tritato. Fate cuocere, aggiungendo dopo una decina di minuti un paio di peperoni tagliati a tocchetti. Fate cuocere il tutto per pochi minuti. Aggiungete del brodo di pesce (più buono è il brodo migliore sarà la paella) e 400 grammi di riso. Dopo 10 minuiti di cottura aggiungete 0,20 grammi di zafferano, messo precedentemente in infusione nel brodo di pesce tiepido, gli scampi e i gamberi. Sale e pepe quanto basta. Fate cuocere per 5 minuti. Ci sono molte varianti, dipende dalla zona dove viene preparata (piselli aggiunti insieme al riso, salame piccante ecc.)

  • PENNE ALLA SALSICCIA DI CINGHIALE E ZAFFERANO

    Tritate finemente mezza cipolla e fatela rosolare in una padella in olio extravergine d’oliva. Prendete 4 salcicce di cinghiale appassite, tritatele finemente e aggiungetele al soffritto facendole cuocere a fuoco lento. Aggiungete 0,1 grammi di zafferano messo precedentemente in infusione in mezzo bicchiere d’acqua o  brodo tiepido. Fate cuocere la pasta, scolatela e aggiungete al composto della padella, insieme a due mangiate di pecorino di Pienza stagionato almeno 6 mesi. Lo facevano i nostri nonni e sarà una delizia anche per il vostro palato se userete scrupolosamente, come loro… i prodotti della Val d’Orcia.